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Il ritorno a Palermo: il piacere di due amanti che si ritoccano – Gabriele Camelo

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scuola stabile di fotografia palermo 1E’ sempre lo stesso. Quando torno a Palermo dopo tempo, sento addosso – all’improvviso – il piacere di due amanti che si ritoccano. O forse la sensazione di abbracciare una madre che non vedi da tanto, e ri-sentirne l’odore.

Razionalmente, non credo sia possibile che i luoghi possano davvero essere come persone, ed invece la mia razionalità è sconfessata, puntualmente. Da Palermo, che non è un luogo, è una donna.
M’accoglie col sole all’aeroporto, partito con la pioggia da Roma. A Tiburtina era grigio e pozzanghere, un vagone per l’aeroporto con puzza d’aglio e un sacco di gente stivata.
A Falcone Borsellino una ragazza ben vestita accoglie con un sorriso dolce la sua nuova ospite, quel sorriso è strano: lo riconosco, a Roma si sorride, ma quella è un’espressione di sorriso-accoglienza che identifico esclusivamente nel dna siciliano.
Il pullman che collega con la città ha un controllore che dice: «Aspettiamo che si sistemano tutti, due minuti e partiamo». C’è un sacco di gente in fila, che sistema le valige e compra biglietti al gabbiotto, sono sfiduciato sui “due minuti”, eppure quella frase mi piace un casino. Il fatto che celi uno strano ottimismo, quasi una rilassatezza contro tutto e tutti. Due minuti, stiamo tranquilli. E’ simile al sarcasmo che i palermitani usano verso loro stessi, ahimè, si denigrano, ma lo fanno con un’ironia unica. Abituata ad essere maltrattata o essere giudicata male, Palermo ha sviluppata una forzata positività che in fondo ti coinvolge ed anche un’incredibile ironia.
Esco dal pullman su Via Belgio e vedo le piastrelle del marciapiede, quello che ho calpestato tante volte, sento i clacson del semaforo col cicalio per i non-udenti, sento l’odore dell’aria palermitana: «quanto mi sei mancata».

Arrivo alle due e mezza a tavola, e mi aspetta un piatto di pasta pronto e ben condito.
Ancora prima, l’abbraccio con mia mamma che non vedevo da tanto, e di cui ne ho risentito l’odore.

Articolo tratto da Gabriele Camelo a cui vanno i nostri ringraziamenti. Gabriele è un videomaker, un autore reportage, un regista di documentari, un animatore, un artista di strada, un tour-leader, un educatore, uno psicologo, un maestro elementare, ma soprattutto Gabriele è un Palermitano, di quelli innamorati.
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Foto tratta dalla Scuola Stabile di fotografia, a cui vanno i nostri ringraziamenti. 
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