Viaggio, libertà e cultura

“Sapere quando è il momento giusto per andare via è un’arte…”

andare via da palermo

“Sapere quando è il momento giusto per andare via è un’arte che si apprende con il tempo, ma che richiede anche un certo talento naturale: andare via da un lavoro, da un’amicizia, da una città, da una casa, da un’appartenenza politica, da un amore.”

 

Emigrazione interna, esterna, di massa, a piccoli gruppi, per ragioni lavorative, economiche o di studio, per inseguire un sogno o una realtà, sono fenomeni sempre esistiti nel corso del tempo. Possono cambiare i contesti o le modalità dello spostamento ma si ritrovano costantemente elementi comuni in coloro che partono verso una città o un Paese che li accolga.

Oggi, sono perlopiù i giovani che si trasferiscono lasciando la propria città o l’Italia stessa, salutando tutto ciò che gli è familiare ..e portando con sé soltanto la valigia e i propri sogni.

 

Da due anni a questa parte, ogni mese, è sempre più frequente sentire qualcuno, amico o conoscente, pronunciare le fatidiche parole “vado via da qui..mi trasferisco”. Non importa “il dove” ma “il perché”.

“I perché” sono vari

  • c’è chi per studio desidera proseguire dove le strutture siano all’altezza delle sue aspettative
  • c’è chi non volendo studiare cerca fortuna dove può
  • c’è chi cerca lavoro ed è disposto ad andare ovunque per trovarlo
  • c’è chi vuole semplicemente vivere del viaggio e delle sue possibilità

 

Il conseguente adattamento di chi si è trasferito dipende da diversi fattori.

Primo tra tutti, da “I perché” , che sottolineano la reale motivazione che ha spinto alla partenza, sarà profondamente diversa la situazione di chi si sposti per desiderio di avventura da chi lo fa per necessità.

In secondo luogo occorre considerare la personalità e la predisposizione individuale alla partenza, al distacco.

Come Balint conferma, esistono due diversi atteggiamenti: l’ocnofilia e il filobatismo.

L’ocnofilia si riferisce alla tendenza a rimanere legati a quel che si ha, ai posti in cui si vive, alla sicurezza che offre tutto questo; Il filobatismo consiste in una spiccata tendenza al cambiamento, all’avventura, al non creare legami solidi con cose e persone che si incontrano nel corso della vita.

L’ocnofilo, vivrà l’esperienza del distacco in modo molto più drammatico ed angosciante rispetto al secondo.

Le motivazioni varie ed eventuali dei trasferimenti, scatenano numerosi dubbi in chi resta, in chi osserva in silenzio chi va via e si ritrova a salutare conoscenti, amici e parenti. I dubbi riguardano principalmente le motivazioni che costringono allo spostamento e le possibilità che la propria terra offre in termini di studio, lavoro e risorse economiche.

 

Io faccio parte di chi osserva chi va via, faccio parte di chi, in questi anni, ha salutato conoscenti, amici e parenti in partenza per luoghi vicini e lontani. Faccio parte anche di chi spera che la compulsione ad andare via si quieti, nella speranza che l’amore per questa terra surclassi il desiderio di scappare e nella speranza di sentire dire “voglio restare”, “voglio migliorare la mia terra”, “non voglio andarmene” o quantomeno “me ne vado ma poi ritorno!”.

 

La verità però è che non in tutti i casi è possibile riconoscere “il perché” della partenza e del desiderio di andare via. In alcuni casi infatti, andare via sembra essere diventata la “moda” del momento, una compulsione ad andare via. La compulsione ad andare via riguarda soprattutto i giovanissimi che si ritrovano ad uscire dal liceo e pensano fin da subito a questa possibilità di spostamento, per imitazione di un fratello maggiore, spaventati dal futuro o straniti dall’essersi ritrovati a salutare più amici del dovuto.

Chi se ne va, il più delle volte è costretto a farlo, per studio o per lavoro, per ragioni economiche o di impiego, ma i casi di “moda” o quei casi in cui è difficile individuare “i perché” della partenza, dovrebbero essere presi in considerazione seriamente.

“Il perché” dell’andare via, in questi casi, potrebbe risultare una vera e propria fuga.. fuga per paura di responsabilità, fuga dal dovere, fuga per indecisione circa il proprio futuro.. come se l’andare via fosse “il sogno di chi non ha sogni”.

L’invito quindi ai più giovani, è quello di cercare realmente di capire e conoscere sé stessi, di chiedersi… “Cosa mi piace?” ….”Cosa desidero essere e fare nella mia vita?”….. “Qui, dove vivo, posso trovare ciò che cerco per il mio futuro?”.

Soltanto dopo un’attenta riflessione su sé stessi, sulle proprie inclinazioni e le proprie capacità, è giusto scegliere il proprio percorso, il proprio obiettivo.

In questo modo il proprio percorso non è lasciato al caso, può iniziare, e se è il caso, è giusto anche partire.

A mio fratello…

 

Lavinia Alaimo

 

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