Diario di bordo

Enrico Falletta in Argentina – Ep.1 – Da Alpa Corral a Mendoza

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C’è sempre qualcosa di semplice in ciò che ci spinge a viaggiare. L’intenzione, la mia, era quella di non iniziare a parlare e a vivere nel mondo del lavoro per ancora un po’ di tempo, esattamente per altre tre settimane. Avevo bisogno di un viaggio lungo, non che siano passati mesi, certo, ma lungo anche fisicamente. Semplicemente, avevo bisogno di sentirmi dall’altra parte del mio mondo. Esattamente in Argentina.

Già da prima ho conosciuto un’argentina meravigliosa ed ho pensato che sarebbe stato perfetto unire quell’intenzione al suo mondo, un mondo che come ho visto e conosciuto appare per certi aspetti simile e per molti altri opposto al mio. Quindi, col passare del tempo la mia decisione è maturata con maggior convinzione, al punto in cui, senza pensarci ancora, ho preso un biglietto che andava dal 22 Marzo al 12 Aprile, direzione Buenos Aires. Sarebbe stata quella la mia Primavera, una primavera che sapeva di autunno, anche questo mi faceva strano.

Dopo tredici ore di volo, sono atterrato all’aeroporto di Ezeiza il 23 Marzo. E da quel giorno, con una breve parentesi di tre giorni, io, quella ragazza argentina e una Renault Clio abbiamo mantenuto una media di 500km al giorno per due settimane circa. Da Buenos Aires, che avrei rivisto la terza ed ultima settimana, siamo partiti alla volta della provincia di Cordoba, più precisamente fino ad un campo vicino Alpa Corral, a sud della città di Cordoba.

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Nella provincia di Cordoba si iniziano ad intravedere verdi colline e dopo mezza giornata di macchina fatta di sola sconfinata pianura è stato quasi un sollievo. La vita qui è prevalentemente costituita dal campo. Si vedono quindi gli argentini più tipici, gli argentini che non sono porteños (abitanti della grande città di Buenos Aires) o che, se anche lo fossero, dimenticano di tutta la vita di città. Anche io ho provato a farlo, e sarà una piccola cosa ma già iniziare col dormire in un vagone (chiaramente allestito con letti e bagno) mi faceva sentire parte di questa vita da campo, fatta di passeggiate a cavallo, allevamenti di vacche, grandi tavolate di vino e carne, ed infine bevute di mate, rigorosamente in compagnia.

Il mate merita un approfondimento, si tratta infatti di un vero e proprio rito. Innanzi tutto nel modo tradizionale è un infuso di erba mate e acqua calda, questo viene bevuto, grazie ad una “bombilla” (una sorta di cannuccia di metallo), da una piccola zucca essiccata al suo interno poi decorata in mille modi diversi. Ha un gusto per lo più amaro e, cosa più importante, è sempre bevuto in compagnia e a giro viene passato di mano in mano. Così, in riva ad un fiume, tra cavalli, chitarra e mate ho trascorso i miei giorni ad Alpa Corral.

Lasciata la provincia di Cordoba, ci dirigevamo a Mendoza, una tra le grandi città argentine, vicina al confine col Cile, rinomata per il vino prodotto e piena di verde ad ogni angolo delle strade. Il clima qui è più simile al nostro, come dal Centro Italia fino alla Sicilia, caldo e non del tutto secco, un ambiente vivo e fresco che accompagnava il mio breve soggiorno a Mendoza, almeno fino all’indomani mattina, cioè fino al momento in cui non entrammo nella Ruta 40, una strada che parte dalla Terra del Fuoco e finisce al profondo nord, e che da dove eravamo attraversa vastissimi paesaggi di deserto e meraviglie naturali. Potevi fermarti e non sentire assolutamente nulla, il deserto veniva raramente riempito dal suono delle poche auto che passavano e dal vento.

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