Viaggio, libertà e cultura

Tiziano Terzani, giornalista che fece del suo lavoro un viaggio senza aerei

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-Fermati ogni tanto. Fermati e lasciati prendere dal sentimento di meraviglia davanti al  mondo. –  (Tiziano Terzani)

Viaggiare senza mai prendere un aereo sembra qualcosa di complicato e impegnativo, ma potrebbe anche rallentare il tempo per farti vivere intensamente ogni istante. La frenesia del tipico viaggio turistico, spesso non ci fa apprezzare la bellezza delle cose che abbiamo sotto gli occhi, ma che non abbiamo il tempo di guardare. Non è stato così per Tiziano Terzani, giornalista italiano che girò il mondo per “lavoro”.

Di questo grande personaggio, in realtà, sarebbero milioni i fatti, i pensieri e le storie da poter riportare, ma a volte è meglio parlare di quel che di semplice esiste, che inaspettatamente può cambiare la vita di qualsiasi uomo.

Terzani, nato a Firenze, fu cronista asiatico per la stampa tedesca “Der Spiegel” e per quella italiana, collaborando con “L’Espresso”, “Il Giorno”, “Il Messaggero” e fin dalla sua nascita con “La Repubblica”. Subito le sue cronache d’un mondo politico asiatico, confuso e instabile, furono rese note.

Fin da subito infatti la passione del giornalismo lo portò a rischiare grosso: affrontò in prima persona dure realtà, dalla liberazione di Saigon, alla sua carcerazione in Cina per “crimini controrivoluzionari” (e scarcerazione, per cui fu necessario l’intervento dell’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini), passando anche per l’olocausto cambogiano,  in cui racconta la terribile situazione conflittuale tra Khmer rossi e vietnamiti, avvertita anche dal cronista stesso.

 

Dicevamo come sarebbero milioni  le storie e gli aneddoti che appartengono a quest’uomo, per esempio quando uscì vivo e fisicamente indenne da un momento concitato in cui guerriglieri Khmer lo accusavano d’essere una spia americana, ma ciò che adesso sembra in parte più leggero ed in parte più piacevole è osservare come la forza e l’ostinazione di un uomo possa concentrarsi su una piccola cosa che un indovino di Hong Kong gli disse e che lui trascrisse:

– Una buona occasione nella vita si presenta sempre. Il problema è saperla riconoscere e a volte non è facile. La mia, per esempio, aveva tutta l’aria di essere una maledizione. “Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell’anno non volare. Non volare mai”, m’aveva detto un indovino – (Un indovino mi disse, Tiziano Terzani).

Questo dialogo che lui riporta nel suo libro “Un indovino mi disse”, condizionò ogni suo spostamento da quell’anno in poi. Da quel momento spostarsi avrebbe significato organizzazione e ritmo, un ritmo radicalmente differente: viaggiare era ormai questione di giorni, non più di ore. Si riesce, così, ad assaporare le innumerevoli piccole cose che si incontrano lungo il cammino, come chi, in un rocambolesco viaggio di visita non potrebbe fare perché troppo impegnato a contare il tempo che passa. Egli si soffermava su un idea di viaggio che non aveva nulla a che vedere con quella frenetica dell’aereo, perché, come diceva lui, “sugli aerei presto si impara a non guardare, a non ascoltare.”.

Da una frase, da delle semplici parole che fossero vero o false, Tiziano Terzani ha costruito un’occasione, un nuovo modo di viaggiare e di vivere. Eppure continuava a fare il suo lavoro e ad essere, da ottimo cronista, nel posto giusto al momento giusto, organizzandosi con treni e mezzi di tutti i tipi, anche elefanti se fosse stato necessario. Non rinunciò nemmeno alle sue visite estive a Firenze.

 

Il treno con i suoi agi di tempo e i suoi disagi di spazio, rimette addosso la disusata curiosità per i particolari, affina l’attenzione per quel che si ha attorno, per quel che scorre fuori dal finestrino. Sugli aerei presto si impara a non guardare, a non ascoltare – (Un indovino mi disse, Tiziano Terzani).

Lui, ad ogni modo, ebbe uno strano rapporto con il misticismo degli indovini, che consultava regolarmente nei suoi viaggi: forse credendoci, o forse no, ma sicuramente prendendo ogni parola come un pretesto.

Che siano profezie o maledizioni, in ogni caso, effettivamente, il 20 marzo 1993 un elicottero delle Nazioni Unite precipitò in Cambogia, all’interno vi erano 15 giornalisti che rimasero feriti, tra cui il collega tedesco che sostituiva Tiziano Terzani.

 

Enrico falletta

 

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