Studiare e lavorare fuori sede

Studente, Mario Lauritano a Chicago

Studente - Mario Lauritano a Chicago


IDENTIKIT
Nome:Mario

Cognome:Lauritano
Età: 22
Città “fuori-sede”erasmus :Chicago
Da quanto tempo sei fuori-sede erasmus? (Se sei tornato specificare da quanto tempo)
Tre mesi. Sottolineo solo che il mio è un programma di doppia laurea, non un Erasmus (essendo fuori dall’Europa)
Sei partito da solo o eri con qualche “compagno di viaggio”?
Sono partito da solo, ma conoscevo quasi tutti gli altri 15 studenti della mia Università che partecipano al programma, che ho poi incontrato una volta arrivato qui.

In realtà non è stata una scelta del tutto libera, nel senso che la mia università (Politecnico di Torino) organizza questo progetto di doppia laurea con la University of Illinois at Chicago (UIC); io ho deciso di partecipare e ho vinto una delle 14 borse di studio che il Politecnico assegna ogni anno. Mi è sembrata un’ottima opportunità di studiare un anno negli Stati Uniti, di vivere un’esperienza allo stesso tempo divertente, formativa per le mie conoscenze e vantaggiosa per il mio curriculum.

È stato molto semplice trovare casa, ho consultato la pagina “Off-campus housing” sul sito dell’Università e ho trovato diversi annunci; ho contattato quello che mi sembrava più favorevole e al primo tentativo era fatta, senza mettere piede in America. I costi dipendono molto dalle zone della città: anche all’interno del campus della UIC (che copre un intero quartiere) si hanno diverse fasce di prezzo. In generale i costi sono più alti verso il Campus Est, che è più vicino al centro, e diminuiscono man mano che ci si sposta verso Ovest e ci si avvicina alla zona ritenuta ‘pericolosa’. L’affitto del mio appartamento, che condivido con due ragazzi americani, costa 480 dollari al mese più circa 100 dollari di utenze al mese (in media); si tratta di un prezzo piuttosto basso rispetto alla media, dovuto principalmente al fatto che si trova piuttosto a Ovest. Nonostante questo però finora nessun problema!
Esistono diversi collegi all’interno del Campus, ma i prezzi viaggiano intorno ai 1000 dollari al mese! Non penso esistano borse di studio che prevedano posti letto o alloggi.

L’università che frequento è un’università di medio livello, nulla a che vedere con le tanto celebrate “Università Americane” come il CalTech o il MIT. L’organizzazione delle lezioni è molto diversa da quella italiana: si sta in aula circa 10 ore a settimana, cioè molto poco rispetto alle nostre abitudini. La filosofia alla base però è che tutti i corsi che si frequentano in un dato semestre devono essere superati alla fine del semestre stesso: il voto non è deciso da un singolo esame finale, ma vengono assegnati homework settimanali (solitamente non troppo difficili), e si fanno uno o due mid-termexams durante il corso oltre all’esame finale. In alcuni corsi vengono assegnati progetti per cui è anche richiesta una presentazione davanti ai compagni. Tutti questi lavori vengono valutati (seriamente) e concorrono a determinare il voto finale (A,B,C…). Considerando tutto questo si può dire che sia più simile ad una scuola che non all’Università così come la intendiamo noi.
La struttura risale agli anni ’60, ma nel complesso tutto funziona a dovere. C’è una biblioteca molto grande con diverse aule studio aperte fino a tarda notte e dove è possibile trovare posto praticamente sempre. Nel campus ci sono due palestre (West e East), totalmente gratuite per gli studenti della UIC, dotate di sala attrezzi, pista da corsa, campi da basket e piscina con idromassaggio.
Per quanto riguarda l’ambiente, la UIC è letteralmente sommersa dagli indiani e dai cinesi, tanto da essersi meritata il soprannome di University of India and China! È praticamente impossibile trovare studenti europei che non siano gli Italiani del mio stesso programma.

Contrariamente alle mie aspettative, ho dovuto constatare che il trasporto pubblico non funziona abbastanza bene per una città così grossa e dinamica. I passaggi degli autobus sono abbastanza sporadici, e idem per la metro. Naturalmente per chi viene da Palermo tutto sembra funzionare bene, ma rispetto alle città del nord Italia o alle grandi città europee trovo che sia decisamente peggio. L’unico vantaggio è che la linea blu e la rossa della metro restano aperte 24 ore su 24, permettendo quindi di tornare a casa (prima o poi) dopo un’uscita serale a qualunque ora della notte.

Essendo arrivato ad Agosto ho trovato un clima estivo, non molto diverso dal nostro. Con l’avvicinarsi dell’inverno però sta cominciando a diventare decisamente freddo, e il 31 Ottobre scorso abbiamo avuto la prima nevicata. Chi è già qui da qualche anno mi racconta di temperature polari, fino a -25°, che non consentono di stare all’aperto per più di qualche minuto. Il clima di Chicago riassume in sé tutti gli aspetti negativi possibili: umidità, gelo, vento. Se siete particolarmente insofferenti a queste tre cose, vi consiglio vivamente di scegliere un’altra destinazione.

Quando si arriva a Chicago (e probabilmente in qualunque altra città americana) ci si rende subito conto che non esiste il “supermercato sotto casa”. Per fare la spesa bisogna prendere l’autobus (o la macchina se la si ha) e andare nel più vicino Jewel Osco, Pete’s o simili, supermercati di miliardi di metri quadrati, in cui (soprattutto i primi giorni) si perdono ore per capire dove sono posizionati i vari prodotti.

Ci sono due grossi campus, quello della UIC e quello della University of Chicago (a sud), in cui si ha ovviamente la maggiore concentrazione di studenti. Nella zona della UIC ci sono diversi locali, soprattutto lungo una via chiamata Taylor Street, ma la maggior parte della vita notturna si ha in centro.

Come tutte le grosse città, Chicago è molto vivace e non mancano mai le cose da fare. Per un europeo è una città del tutto “diversa”, e quindi esercita un certo fascino. Il costo della vita è piuttosto alto, le spese quotidiane costano circa il 30% in più che in Italia all’incirca. La sicurezza non è un problema se si evitano certe zone, che però sono considerate altamente pericolose in tutti gli Stati Uniti.

La vita notturna offre davvero tanto: ci sono moltissime zone piene di locali di ogni tipo, ma alcune possono essere molto distanti e bisogna essere pronti a viaggi di 40 minuti in metro per raggiungerle. I prezzi sono solitamente piuttosto alti, soprattutto in centro, dove un cocktail costa mediamente 10 dollari e una birra 7 dollari. Per aggirare il problema gli americani amano trovarsi nelle case e bere prima di uscire (pratica nota con il nome di “pregaming”).

Le mie origini italiane sono di solito motivo di grande ammirazione da parte della gente locale. Gli americani sono molto espansivi, se ti incontrano alla fermata dell’autobus ti parlano anche se non ti conoscono e possibilmente ti chiedono se il giorno dopo vuoi andare a bere qualcosa a casa loro!

Il miglior pregio è senza dubbio la vitalità, il peggior difetto il clima.

L’idea di vivere fuori sede è nata già 4 anni fa quando sono andato a studiare a Torino, e mi sento di escludere che tornerò mai a vivere a Palermo. Nonostante ciò non ho nessuna intenzione di restare in America; sono venuto qui per fare un’esperienza, che quindi deve avere una fine. Dopo la laurea prevedo di tornare almeno in Europa, se non in Italia.

Di Palermo mi è sempre mancato il carattere della gente, l’ironia paradossale (spesso espressa in dialetto) tipica del nostro umorismo e che tanto spesso fa ridere anche i non palermitani.

Comprate un adattatore per la presa prima di partire, qui è difficilissimo trovarli!

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